Giusto o sbagliato?
[immagine tratta da Le ragioni della lingua – Grammatica di approfondimento]
La lingua è prima di tutto lingua parlata: già con la scrittura si introduce qualche elemento artificiale. La grammatica si trova dunque nella posizione scomoda di dover imbrigliare – in un sistema descrittivo rigoroso e coerente – un fenomeno vivo e piuttosto riluttante a essere addomesticato.
Naturalmente i problemi si riducono se la grammatica la intendiamo come sistema di regole che governano la produzione linguistica, se cioè abbiamo in mente una grammatica normativa, in cui le regole sono fissate e definiscono in modo rigido cosa è corretto e cosa non lo è.
Se però teniamo conto del fatto che la lingua è un sistema mutevole (nel tempo e nello spazio) e flessibile, che può seguire regole leggermente diverse a seconda delle situazioni in cui è usata, diventa naturale considerare flessibile anche la definizione di errore.
Questo non significa che gli errori, cioè le infrazioni alle regole, non esistano, ma che qualche volta parole, espressioni o costruzioni che in una situazione controllata e formale vengono considerate scorrette sono avvertite come perfettamente adeguate alla comunicazione in un altro contesto, più disinvolto e meno formale.
Il problema è che anche la percezione di adeguatezza non è uniforme tra i parlanti e, in generale, chi la lingua la insegna tende a essere più restrittivo nei suoi giudizi.
Per verificare questa mutevolezza, ti invitiamo a partecipare a un piccolo sondaggio (anonimo) sull'accettabilità di alcune frasi, tenendo conto anche del possibile contesto in cui potrebbero essere usate. In questo modo potrai anche confrontare le tue risposte con i risultati complessivi del sondaggio.
Come sempre, se qualcosa non ti convince o se hai delle osservazioni, scrivici!